ANCONA – Faranno volontariato per 120 ore, distribuite in un massimo di sei ore a settimana, per un anno. Così potranno estinguere il reato senza andare a processo. La messa alla prova, una procedura prevista per i reati di minore rilevanza sociale, è stata accolta ieri dalla gup Francesca De Palma per un primario dell’ospedale di Torrette e un suo stretto collaboratore che lavorava nel reparto di Otorinolaringoiatria fino a tre anni fa. Entrambi erano finiti nell’inchiesta della guardia di finanza per un concorso indetto dall’azienda relativo ad un posto da logopedista, con incarico a sei mesi. A superarlo, su una 40ina di partecipanti, era stata la fidanzata (oggi 30enne) del collaboratore (un otorino) che avrebbe così portato la giovane (originaria della Calabria) a raggiungere la sua dolce metà nel capoluogo dorico. Il test era una prova di trenta domande a risposta multipla. Quesiti difficili, che andavano anche oltre le competenze della figura medica richiesta. Questo particolare, e anche il fatto che le fotocopie sulle domande da sottoporre ai candidati sarebbero state consegnate alla commissione d’esame solo il giorno della prova, senza essere condivise prima tra membri nella formulazione dei quesiti, è bastato per insospettire la guardia di finanza che aveva ricevuto segnalazioni in proposito.
La prova era stata sostenuta ad aprile del 2019. Stando all’indagine il fidanzato, un 37enne, calabrese anche lui, avrebbe passato le domande della prova alla ragazza. Il giovane dottore era stato infatti incaricato, in qualità di stretto collaboratore, dal primario del suo reparto, un 56enne che presiedeva la commissione d’esame per il concorso, di preparare il test. Il medico, che lavora ancora a Torrette, difeso dall’avvocato Roberto Marini, ha sempre negato di aver saputo che tra i concorrenti c’era una partecipante legata sentimentalmente al suo collaboratore. Entrambi sono accusati di divulgazione di segreto d’ufficio. Sul computer del 37enne (non lavora più a Torrette perché si è trasferito) i militari avrebbero ritrovato le tracce delle domande che sarebbero poi state passate, attraverso una pennetta, al computer del primario (che fu sequestrato). I finanzieri si sono avvalsi anche di intercettazioni telefoniche e ambientali nelle quali, anche se non si fa riferimento ad un accordo tra le parti, emergerebbero frasi del tipo «quella roba è pronta» riconducibili al test d’esame che la 30enne avrebbe avuto in anteprima. La verifica della messa alla prova è stata fissata per novembre del prossimo anno. Nell’udienza che si terrà la giudice valuterà se è andata a buon fine o meno. Il collaboratore era difeso dall’avvocato Franco Argentati.
fonte AnconaToday